Il "Principe": così viene ribattezzato dai tifosi per il suo modo di giocare a testa alta e con l'atteggiamento regale dei veri campioni.
Fa il suo esordio a soli 17 anni all'Olimpico, in una partita clamorosamente persa contro il Cesena. E' comunque un incidente di percorso: Liedholm lo ha lanciato intuendone le grandi potenzialità e negli anni a venire confermerà quella intuizione del Barone.
Entra in pianta stabile in prima squadra con Eriksson, nel 1984-85 e, pure in una annata grigia, fa comprendere di aver appena iniziato una grande carriera.
Grande senso della geometria, sbagli ridotti all'osso in fase di mantenimento della sfera, ha la grande capacità di saper scegliere l'attimo giusto per inserirsi in avanti e concludere personalmente l'azione da lui impostata.
Anche il settore tecnico delle squadre nazionali, si accorge presto di lui: diventa il fulcro dell'Under 21 di Azeglio Vicini e quando questi sostituisce Bearzot, gli si spalancano le porte della selezione maggiore.
Il primo punto critico della sua carriera, arriva con l'avvento di Ottavio Bianchi, il quale dimostra più di una volta di non gradire il suo modo di giocare e la sua personalità. Quando Bianchi, costretto dalla penuria di risultati, va via, può tirare un sospiro di sollievo e riprendersi la sua Roma, soprattutto con Mazzone.
L'addio alla maglia giallorossa, avviene nell'estate del 1996, quando arriva un altro Bianchi, lo stesso che vuole far fuori Totti: con Giannini ci riesce, costringendolo ad andare in Austria, allo Sturm Graz.

Nel 2013 è entrato a far parte della HALL OF FAME della Roma.
Qui il video a lui dedicato