Cagliar-Roma 0-0: Roma con la sordina.
Freno a mano tirato alla partenza di questo campionato di Serie A.
Partenza sempre più anticipata durante l'estate, con le squadre che sono ancora tutte un enorme cantiere in corso e con giocatori che non sanno neanche dove saranno non il prossimo mese, ma addirittura domani.
Ma questo è il calcio globale che abbiamo scelto di avere e di seguire, per il quale gli appassionati spendono sempre più soldi (grazie Dazn per l'ennesimo aumento dell'abbonamento) e per il quale ricchi sceicchi che con il calcio hanno ben poco a che fare propongono folli contratti a giocatori pur di portarli a giocare a latitudini esotiche.
È il caso di Paulo Dybala, al quale una improponibile squadra araba ha proposto un contratto faraonico difficile se non impossibile da rifiutare ma che lui, che giustamente ancora sente di poter dire la sua a 30 anni e non propriamente a fine carriera, vorrebbe rimandare al mittente.
Ma c'è un però.
La Roma, in tutto questo, sarebbe ben felice di lasciar andare Dybala per alleggerire il monte ingaggi dell'alto stipendio dell'argentino, sapendo benissimo che la qualità tecnica della squadra comunque ne risentirebbe.
E si è visto benissimo ieri sera contro il Cagliari: c'è stata una squadra senza Dybala e un'altra, di ben altra caratura, con l'argentino in campo.
Alla fine si è dovuto arrendere all'evidenza anche il "compassato" De Rossi che in conferenza stampa prima della gara ha provato a fare l'aziendalista e il distaccato ("Conta la Roma, i giocatori vanno e vengono") per poi a fine gara tornare (come spesso gli è accaduto in passato...) sui propri passi: "Sono preoccupato se dovesse partire Dybala e non essere rimpiazzato adeguatamente".
Ecco, il succo del discorso sta tutto qui: se si sceglie di sposare una teoria, per quanto lontana dai propri pensieri, si porta avanti a spada tratta, non rimescolando le carte ogni volta a proprio piacimento.
In questo modo si dà modo ai detrattori in primis, ma anche a chi ad un certo punto potrebbe voler abbandonare la barca, di lasciare solo l'allenatore giallorosso nel momento del bisogno.
Sperando che ciò che non avvenga, intanto proviamo a dare uno straccio di gioco a questa squadra, che anche ieri a Cagliari nel primo tempo non è riuscita a fare un tiro in porta che sia uno di numero e che solo nella ripresa, proprio con l'ingresso del fantasista argentino in campo, ha avuto qualche sprazzo di luce e di trame tecniche.
In mezzo poco o niente, se non la traversa di Dovbyk, il gol clamorosamente divorato da Pellegrini e una parata più o meno complicata di Scuffet su tiro da fuori di Soulé.
È questa la Roma che i tifosi della Roma sognavano fino a poche settimane fa? Ai posteri l'ardua sentenza.
Nella foto sopra, Daniele De Rossi inizia la stagione ufficiale sulla panchina della Roma: i suoi pensieri sono tutti rivolti verso il futuro di Dybala, e la preoccupazione di perderlo è tanta. Inutile girarci troppo intorno con inutili giochi di parole.
Atalanta-Roma 2-1: fine corsa Champions.
Una prestazione imbarazzante che per alcuni tratti sfocia nel vergognoso.
Una Roma in completa balia dell'Atalanta per la quasi totalità della gara: il primo "tiro" in porta dei giallorossi è arrivato al 58', dopo che per tutto il primo tempo praticamente non si era mai superata la metà campo.
Primo tempo, tra l'altro, che avrebbe potuto veder un passivo per la Roma molto, ma molto più ampio: a tratti l'Atalanta smbrava addirittura giocare come il gatto col topo in trappola, manco fosse l'Olanda di Crujiff contro la Primavera di una qualsiasi squadra di Serie C.
Al netto di tutte le eventuali ipotesi di doping che possono aleggiare intorno agli allenamento della squadra di Gasperini (il peggior personaggio che in questo momento può offrire il calcio italiano) coadiuvati dal "metodo Agricola" di juventina memoria, l'Atalanta sembrava essere di un'altra categoria rispetto ai giallorossi.
Una sicuramente più ampia profondità di panchina rispetto alla Roma non può giustificare la netta differenza drammatica differenza tra le due squadre, che hanno disputato fin qui più o meno lo stesso numero di gare.
Con la qualificazione in zona Champions ormai gettata alle ortiche grazie alle sconfitte con il Bologna e l'Atalanta (e anche grazie al campionato falsato con il silenzio di quasi tutti, dato che l'assurdo recupero tra Atalanta e Fiorentina si disputerà a campionato terminato) è ormai tempo di iniziare a tirare le somme e a guardare al futuro.
Futuro sempre più incerto e nebbioso.
A questo punto l'unica certezza (?) resta la proprietà in mano ai Friedkin.
Colpevoli di aver accettato come nessun'altra squadra europea l'adesione al Financial Fair Play senza battere ciglio, FFP che ha minato alle fondamenta le possibilità di crescita tecnica della squadra.
Colpevoli di non aver mandato via Mourinho dopo la finale di Budapest quando poteva (e per certi versi doveva) interrompere il rapporto collaborativo con il tecnico portoghese.
Colpevoli di averlo cacciato in un martedì quasi come un fulmine a ciel sereno prima di una serie di partite "semplici" che avrebbero comunque rilanciato la Roma verso l'alto in classifica.
Colpevoli di non aver ancora sostituito il DS Pinto e lasciato (ancora una volta) l'attuale allenatore come unico portavoce della squadra in tutte le sedi.
Colpevoli di aver annunciato un accordo di massima raggiunto con De Rossi (ma non ancora formalizzato su carta) prima della gara contro il Milan valida per il ritorno dei quarti di Europa League: dopo quella partita la Roma, se si esclude il recupero di 20' contro l'Udinese, i giallorossi non hanno vinto più nessuna partita. Nonostante abbiano incontrato, tra gli altri, la peggior Juve degli ultimi 30 anni e il peggior Napoli degli ultimi 10. Sicuramente un caso. Curioso, ma comunque un caso.
Ma è colpevole anche lo stesso De Rossi: l'amore che lo ha portato ad accettare un'impresa più grande di lui è ammirevole, ma le sue idee confuse le ha dimostrate in più occasioni. I cambi in corsa di formazione (quasi) mai azzeccati e (quasi) mai decisivi. Le sue dichiarazioni sul "modulo a 3 che la squadra rigetta e quindi non proporrò più" riproposto in più e più occasioni.
Colpevole del suo "eccessivo" buonismo verso la componente arbitrale (lui che in campo tanto tenero non era) ed elogiato per questo nelle sue prime uscite e interviste, salvo poi essere mazzolato e rimesso a suo posto quando le cose hanno ripreso ad andare in una certa (solita) direzione.
E colpevoli più di tutti i giocoatori, soprattutto quei giocatori che (è ormai arrivato il momento di dirlo) hanno deciso ad un certo punto della stagione di remare contro il vecchio allenatore perché secondo loro era giunto il momento di farlo: appena arrivato il nuovo tecnico quegli stessi giocatori che fino alla domenica precedente passeggiavano per il campo e lamentavano dolori di ogni genere, hanno ripreso miracolosamente a correre e scoprire che in realtà due passaggi due di fila verso la porta avversaria è possibile farli e a volte portano anche a discrete soddisfazioni.
Giocatori che oggi sono tornati a passeggiare per il campo perché (giustamente) spompati e inadeguatamente allenati per sostenere ritmi di tre partite a settimana: ma se fosse così, allora, perché si doveva dare necessariamente addosso al tecnico portoghese se sosteneva di avere una rosa corta e non di elevata qualità?
Cosa sostiene oggi il nuovo tecnico dopo che all'inizio della sua avventura dichiarava di avere una rosa forte e che la stanchezza non poteva essere una giustificazione? Proprio adesso ritorna sui suoi passi parlando di una "ricostruzione" e di "squadra stanca". Non può essere anche questo un caso.
Il rinnovo di De Rossi non è stato ancora messo nero su bianco, così come non è stato ancora scelto il prossimo DS né improntata una ipotetica campagna di rafforzamento/sfoltimento: sarebbe il caso di sedersi e riflettere bene su cosa si vuole fare da grandi, la dirigenza, l'allenatore (questo o un altro) e i giocatori in campo.
Serve una programmazione seria, né in stile Dortmund, né Juventus né tantomeno Atalanta, come qualcuno è riuscito a dire ultimamente. Semplicemente serve una programmazione stile squadra ambiziosa che vuole vincere, così come ha fatto o ha provato fino all'ultimo a vincere negli ultimi due anni passati.
Ma programmazione seria, con le persone giuste al posto giusto.
Partite come quelle di domenica scorsa sono inammissibili a certi livelli, essere sbeffeggiati in quella maniera cancella di colpo le serate magiche vissute in Europa.
Quell'Europa che il prossimo anno potrebbe vedere impegnate addirittura 9 squadre italiane, proprio grazie al cammino europeo della Roma.
Roma che appena ha provato a chiedere "aiuto" alla Lega, si è vista rifilare il ben servito da quelli che il prossimo anno godranno della bravura dei giallorossi negli ultimi anni.
Qualcuno fino a qualche mese fa aveva provato, da solo, a farci rispettare.
A qualcun altro non era piaciuto il suo atteggiamento.
A me non piacciono le figure vergognose come quella offerta a Bergamo...
Nella foto sopra, De Rossi abbastanza sconsolato e con la faccia di chi non sa più che pesci prendere: che sia già finita l'idilliaca luna di miele con lo spogliatoio e l'ambiente romanista?
Roma-Juventus 1-1: strada in salita.
Un pareggio che lascia l'amaro in bocca.
Non tanto per il risultato in sé, in fondo un punto con la Juventus (anche se non proprio lo squadrone degli ultimi anni) è sempre un buon risultato e il bicchiere andrebbe visto mezzo pieno, ma più che altro perché rimane l'idea di aver gettato al vento le (residue?) speranze di riuscire ad arrivare tra le prime cinque in campionato e staccare il pass per la prossima Champions League.
Ora ci vorrebbe una sorta di mezzo miracolo per accedervi: se l'impresa di giovedì a Leverkusen appare quasi insormontabile da perseguire, anche la prossima trasferta a Bergamo domenica non sarà proprio una passeggiata.
Anzi, appare essere proprio un'ultima spiaggia e il risultato dipenderà da tanti fattori, non ultimo le varie vicissitudini fisiche e mentali che le due squadre si ritroveranno ad affrontre dopo le rispettive semifinali di Europa League.
L'unica certezza, in questo senso, appare l'assurdo falsamento del campionato che vedrà il recupero proprio della squadra bergamasca contro la Fiorentina disputarsi a campionato già concluso: al di là delle nefandezze che ancora in queste ore lo stesso allenatore atalantino continua a proferire, è completamente fuori da ogni regolamento che le (eventuali) decisioni della classifica vengano assegnate a giochi già praticamente fatti.
Si continua a dare la colpa ai troppi impegni ravvicinati: ma la direzione che stanno prendendo non appare quella di ridurre tali impegni, anzi, tra le nuove cometizioni europee, il mondiale per club, le coppe nazionali, i campionati, lo spauracchio Superlega e chi più ne ha più ne metta, di che cosa stiamo parlando?
Il destino della Roma appare già quasi del tutto segnato: sta ai giocatori che scenderanno in campo in queste due prossime, fondamentali partite sovvertire l'ordine degli eventi...
Nella foto sopra, il ventesimo gol stagionale (dodicesimo in campionato) segnato da Lukaku: i gol dell'attaccante belga potrebbero essere quelli decisivi in quest'ultimo importantissimo scampolo di stagione.
Roma-Bayer Leverkusen 0-2: è (quasi) finita.
L'impegno per la Roma era tra quelli più difficili: il Bayer Leverkusen, fresco campione di Germania e imbattuto da più di 40 partite tra campionato e coppe, fin dal sorteggio è apparso un monte difficile da scalare.
I giallorossi, purtroppo, come spesso accade in questa fase di stagione, sono arrivati alla gara estremamente stanchi fisicamente, di certo non agevolati da alcune scelte perlomeno bizzarre da parte della Lega di Serie A di non voler spostare alcune partite.
La differenza in campo, almeno all'inizio, non è stata così evidente: di sicuro i tedeschi sono stati più bravi nel palleggio e nel possesso palla, ma sono stati proprio i giallorossi a costruire le prime chiare occasioni da gol: la traversa di Lukaku, se fosse entrata, avrebbe indirizzato la partita in bel altre direzioni.
Il clamoroso regalo di Karsdorp (verosimilmente la sua ultima partita in giallorosso) ha tagliato le gambe alla Roma che per diversi minuti è stata in balia dell'avversario e probabilmente l'ha anche spenta moralmente.
Certo, l'assist di Karsdorp è arrivato dopo il colpo di testa di un giocatore tedesco (Adli) che non avrebbe dovuto neanche essere ancora in campo, dato che una evidente reazione su Mancini poco prima non era stata sanzionata adeguatamente dall'arbitro.
Ma se è vero come è vero che Xabi Alonso è un allenatore "scuola" Mourinho, è altrettanto evidente che la squadra tedesca ha adottato proprio quel comportamento tanto criticato per l'allenatore portoghese: ad ogni minimo contatto, polemiche a non finire, senza che però nessuno intervenisse, perché la squadra di Xabi Alonso "gioca il miglior calcio dell'Europa League"...
Ad ogni modo il passivo al termine del primo tempo poteva essere ben più ampio se i velocissimi incursori tedeschi non avessero peccato di mira sottoporta.
A conti fatti, probabilmente, non sarebbe stato neanche troppo male una sconfitta di misura, ma il secondo gol di Andrich ha definitivamente spento le speranze giallorosse, per poi riaccendersi improvvisamente a tempo ormai scaduto quando gli errori prima Azmoun e poi soprattutto Abraham praticamente a porta vuota, hanno impedito alla Roma di andare a Leverkusen con l'idea di provare quanto meno a provarci.
Con un passivo di due reti, invece, l'impresa appare improba...
Nella foto sopra, Lorenzo Pellegrini sfoga la sua rabbia dopo che un suo splendido tiro dal limite dell'area ha accarezzato il palo alla sinistra del portiere avversario. Sicuramente avrebbe meritato miglior fortuna.