Interno discreto, comincia a farsi notare con la Fortitudo, una delle squadre che alla metà degli anni '20 stanno ormai per soppiantare la Lazio, alla guida del calcio romano.
Discreto in fase di costruzione, abbina a questa attitudine quella della corsa, anche se non ha particolari doti offensive che, in una epoca in cui gli interni sono soliti aggiungersi agli avanti, è un difetto abbastanza grave.
Con la squadra di Fratel Porfirio mostra comunque buoni progressi e mette in evidenza una buona continuità di rendimento che lo porta presto in prima squadra. È quello il periodo in cui viene elaborato il progetto per la formazione di una sola grande squadra cittadina in grado di contendere il primato agli squadroni del Nord ed è tra coloro che, in quel fatidico 1927, vengono chiamati a far parte della prima rosa della neonata Roma.
Non è però il suo periodo migliore: il promettente interno di qualche tempo prima sembra aver perso il filo del discorso e, nelle rare volte in cui il tecnico Garbutt lo chiama in campo, fa chiaramente capire di non essere pronto per impegni importanti come quelli derivanti dall'allora massima serie.
Oltre alla tecnica, gli manca qualcosa a livello mentale. È perciò d'obbligo il ridimensionamento che arriva di lì a poco.