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AMEDEO MANGONE
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Amedeo Mangone 2000/2001

99/00
Amedeo Mangone 1999/2000
Milano, 12 - 07 - 1968
Esordio in serie A: 04 Settembre 1994, Bari-Lazio 0-1

Campione d'Italia 2001

Vincitore della Coppa Intertoto 1998

STAGIONE
SQUADRA
SERIE
PRESENZE
GOL
1986-1987
MILAN
A
-
-
1987-1988
PERGOCREMA
C2
31
-
1988-1989
PERGOCREMA
C2
31
1
1989-1990
SOLBIATESE
C2
30
-
1990-1991
SOLBIATESE
C2
32
1
1991-1992
SOLBIATESE
C2
30
-
1992-1993
SOLBIATESE
C2
26
1
1993-1994
BARI
B
30
-
1994-1995
BARI
A
28
-
1995-1996
BARI
A
30
-
1996-1997
BARI
B
2
-
Novembre 1996
BOLOGNA
A
21
-
1997-1998
BOLOGNA
A
32
-
1998-1999
BOLOGNA
A
28
-
1999-2000
ROMA
A
25
-
2000-2001
ROMA
A
11
-



BIOGRAFIA

Il suo arrivo a Roma, nell'estate del 1999, costituisce una sorpresa. Si pensa a centrali di maggior nome e invece arriva lui, con un nome da duro.
E in effetti Mangone sul campo, pur non essendo un giocatore scorretto, non esita a ricorrere alle maniere spicce quando serve. Palla o gamba, per lui sono la stessa cosa, il gioco di fino, alla Aldair tanto per intenderci, non è nelle sue corde.
Del resto, per affermarsi ai massimi livelli si è dovuto sorbire tanta gavetta.
Partito dalle giovanili del Milan, si fa un nome sui campetti della periferia lombarda, dove gioca sino a 24 anni suonati.
È il Bari ad offrirgli una chance nel gioco professionistico e lui non se la lascia scappare. In Puglia, mostra una continuità di rendimento che fa sempre comodo a chi deve lottare per la sopravvivenza, come i galletti.
Non è bello da vedere, ma maledettamente efficace, tanto da convincere il Bologna a ricorrere alle sue prestazioni. E anche coi felsinei, dimostra che nel calcio dei grandi, può starci tranquillamente, senza sfigurare di fronte a giocatori che guadagnano molte volte quello che lui porta a casa.
E dopo tre anni in rossoblù, arriva la grande occasione della carriera, la chiamata della Roma. E qui, arrivano le prime difficoltà.
Chiamato a maggiori responsabilità, si perde e dimostra chiaramente i suoi limiti tecnici. Nulla di clamoroso, ma certo che per chi è chiamato all'arduo confronto con Aldair e Zago, la strada è tutta in salita.
Nel primo campionato, riesce a disputare qualche partita in più, ma nel secondo, quello dello scudetto, è notte fonda.
Viene chiamato raramente in campo e quasi sempre come sostituto dei due brasiliani, cui nel frattempo si è aggiunto "The Wall" Samuel.
Fa in tempo a vincere il tricolore e poi saluta la compagnia, per ricominciare a scorrazzare in provincia.


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